Si potrebbe complicare l’accesso alla magistrale di Ingegneria Gestionale da parte degli studenti provenienti da altri atenei.
La causa? Il sovraffollamento e la l’insufficienza dei punti organico che arrivano da Roma per soddisfare le esigenze dell’Ateneo. Quando essere uno dei corsi più attrattivi del Politecnico diventa un “problema”.
Il Politecnico di Torino è da anni una delle università più attrattive nei confronti di studenti internazionali e di tutte le regioni italiane che desiderano avviare o proseguire i propri studi in ambito STEM.
Da anni l’ateneo conferma un trend positivo di aumento dei propri studenti, e scommette su una ulteriore espansione sancita anche dal Piano Strategico 2018-2024.
Tuttavia, nella seduta di CdA del 4/12 è stato espresso parere favorevole, anche da parte dei rappresentanti degli studenti di maggioranza, all’innalzamento della soglia di accesso al corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale per gli studenti provenienti da altri atenei, che passa da 24 a 25.
Il parere del CdA arriva come una doccia fredda sul corso, uno dei più gettonati all’interno del Politecnico, seguendo un iter non lineare all’interno delle istituzioni di ateneo.
Il motivo di questo parere? Si tratta di una delle tante conseguenze di un sistema universitario che subisce le restrizioni imposte dal livello nazionale. La presenza di tanti studenti innalza il rapporto docenti / studenti, uno dei parametri di valutazione a cui i corsi universitari sono soggetti a livello ministeriale, e pone l’ateneo di fronte a due scelte per evitare la chiusura del corso imposta dall’alto: assumere nuovi docenti o ridurre il numero di studenti.
L’assunzione, basata sul sistema dei “punti organico”, costringe a una vera e propria guerra intestina tra i dipartimenti degli atenei per accaparrarsi il poco che viene concesso e comunque non è sufficiente a colmare tutta la richiesta: ecco così che anche un ateneo come il Politecnico di Torino, che spinge molto sulla sua attrattività a livello extraregionale e internazionale, si trova costretto a intavolare discussioni laceranti su come limitare gli accessi, che spaccano anche al proprio interno la componente studentesca e quella docente.
Come rappresentanti di RUN Polito riteniamo che blindare l’ateneo rappresenti un’opzione sofferta, iniqua nei confronti degli studenti e di corto respiro. Siamo consapevoli delle motivazioni ma è necessario un impegno di tutti gli atenei per mettere luce su una questione che va a impattare sulla componente studentesca e su tutto il sistema universitario.
Se gli atenei “del nord”, gettonatissimi, devono parte del loro successo alla presenza di studenti esterni, come è possibile ritrovarsi costretti a limitare l’accesso ai fuori regione? Il rischio è di allargare il divario esistente tra gli atenei nazionali.
Insomma, una questione intricata che spinge al parossismo le conseguenze di un sistema premiale di assegnazione delle risorse all’università, dove anche gli atenei “fortunati”, a un certo punto, si trovano a dover affrontare le conseguenze.
Proprio per questo motivo Primavera degli Studenti, associazione nazionale di riferimento di RUN Polito, sta mettendo in campo una strutturata proposta di revisione dell’assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario: da un lato per rivedere i criteri così da andare a incentivare e finanziare proprio quei casi nei quali le ristrettezze economiche sono causa di possibili chiusure dei Corsi e dall’altra per aumentare la dotazione totale del Fondo di Finanziamento Ordinario, perché non ci si ritrovi più a fare una guerra tra poveri e perché l’istruzione universitaria trovi i finanziamenti che merita in un Paese che punta davvero sulle giovani generazioni.
Il Politecnico confermi la sua idea di ateneo aperto all’esterno e si adoperi per mantenere aperto un corso che è uno dei suoi fiori all’occhiello
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