Nei giorni in cui la famosa Lettera 22 del nostro esimio collega Adriano Olivetti compie 70 anni, in un articolo comparso su La Stampa dell’11 gennaio a firma Leonardo Di Paco sembra che il nostro Ateneo abbia in progetto di realizzare un museo dedicato alla divulgazione della cultura scientifica e tecnologica.
L’annuncio arriva in concomitanza alla decisione di trasformare il Festival della Tecnologia in un appuntamento biennale, che si alterni alla Biennale della Democrazia.
Nell’articolo, che cita le parole del delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione prof. Juan Carlo De Martin, si specifica che il festival si terrà dal 12 al 15 novembre 2020. Sul museo invece, sembra che l’idea – o meglio, l’accelerata, visto che da molto tempo il Politecnico nutriva questo desiderio – arrivi niente di meno che da Piero Angela, il quale sarà coinvolto come consulente.
La creazione di un Museo della Tecnologia che vede il Politecnico in primo piano nella sua implementazione rappresenta una occasione importante per l’ateneo di “uscire dalle aule” e coinvolgere sempre più i cittadini: se infatti da anni il Poli è uno stakeholder importante nelle politiche cittadine e attrattore di numerosi studenti da altre regioni (sempre se non continua l’andazzo della limitazione all’accesso alle magistrali) sono ancora tante le possibilità di costruire sinergie e rinforzare il “brand” Politecnico, sinonimo di diffusione di cultura scientifica e tecnica.
La costituzione di un museo dedicato alla tecnologia può favorire una maggiore sensibilità verso temi e questioni fondamentali ma spesso ignorate da numerose fette di popolazione, anche a causa della scarsa apertura dei tecnici: internet, gli smartphone, le tecnologie biomediche e tante altre innovazioni sono entrate nella vita di tutti ma pochi sono consapevoli della loro “materialità”, di come sono fatte, delle loro possibilità e dei loro limiti.
Il punto è proprio questo: diffondere cultura tecnico-scientifica significa contribuire a fornire chiavi di interpretazione di una realtà sempre più complessa, favorendo una visione laica e razionale di ciò che la tecnologia ci fornisce. Circondarsi di tecnologia senza averne consapevolezza rischia di rendere i cittadini più vulnerabili e di trasformare la tecnologia in un feticcio ammantato di mistero.
Noi lo sappiamo bene, qualunque dispositivo, qualunque innovazione tecnologica è profondamente umana, e in quanto tale porta con se ambizioni, speranze, interessi ed errori.
Un museo ha quindi una duplice valenza. Da un lato può contribuire a rendere più accessibili scienza e tecnica alla popolazione, dall’altro l’esigenza di adattare i linguaggi e le rappresentazioni ai non tecnici può aiutare i tecnici stessi a ricordare “l’umanità” della tecnica e quello che è il suo fine ultimo: servire al benessere delle persone. Il rischio del feticcio infatti, tocca anche i tecnici che dimenticano il fine e i destinatari ultimi delle loro scoperte.