Questo articolo di Marc Jorash sul film comizi d’amore di Pasolini è apparso per la prima volta nel nostro vecchio sito nel 2018.
Un sabato di febbraio può essere l’occasione per guardarsi un film in relax. Le piattaforme non mancano, le produzioni nemmeno, e a volte districarsi nel mare magnum di possibilità è complicato.
Da questo punto di vista rivolgersi a un classico può essere un’ottima soluzione. E tra i classici, come non pensare a Pasolini?
Nel 1965 esce “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini. Il film è un documentario che indaga sulle opinioni degli italiani riguardanti la sessualità e i rapporti amorosi.
Sono gli anni ’60: la Guerra è alle spalle e le conseguenze del boom economico stanno modificando profondamente la società.
Comizi d’amore è l’affresco contemporaneo di questi cambiamenti in uno degli ambiti più tabù della vita personale di allora: la camera da letto.
Comizi d’amore è un affresco del suo tempo
Il lungometraggio risulta interessante da vari punti di vista. Innanzitutto per la volontà del regista di ritrarre nella maniera più fedele possibile l’opinione degli italiani sul sesso e sulle relazioni.
Tuttavia, questa volontà si scontra con la difficoltà oggettiva di registrare le opinioni di quei tanti che non rifiutano le interviste su un tema considerato “scabroso”.
Questa difficoltà è quasi esplicata da Pasolini stesso.
Quando rivolgendosi a Moravia il regista chiede quale sia la vera Italia, quella che fornisce risposte o quella che si rifiuta di rispondere, Moravia con ragionevolezza dichiara che le opinioni del Paese sono il risultato sia dei primi che dei secondi.
Nel film, oltre al citato Moravia sono presenti anche altri intellettuali di altissimo livello.
Troviamo Cesare Musatti, Adele Cambria, Giuseppe Ungaretti, Camilla Cederna, Oriana Fallaci…

Questi intellettuali vengono interrogati intorno agli stessi temi posti alla “normale popolazione” ma anche intorno all’opinione di questi ultimi: abbiamo insomma un mix di quelle che potremmo definire interviste a campione e interviste qualificate.
La pellicola è divisa in due tempi. All’interno di ogni tempo sono comprese una serie interviste in diverse zone d’Italia.
Fra gli aspetti più rilevanti emerge lo scontro e la diversità culturale fra Sud e Nord, lo scontro generazionale e la rapida evoluzione delle idee riguardanti il sesso.
Risalta anche il difficile rapporto fra i sessi, l’idea di subordinazione della donna e l’ignoranza diffusa e la persistenza di numerosi tabù persino negli strati più colti della società.
L’attualità dei temi trattati
Alcune delle tematiche trattate possono probabilmente sembrare superate allo sguardo attuale, mentre altre sono ancora terribilmente contemporanee.
Si parla ad esempio di divorzio, di omosessualità e dei diritti connessi: diritti che oggi abbiamo conquistato ma che ancora vengono negati da parti della società.
Altri temi regalano scene memorabili e poetiche nella pellicola, come le domande intorno al significato dell’amore stesso.
La leggerezza e l’ironia usate a tratti dal regista romano rendono il lavoro un vero e proprio gioiello di facile e godibile visione.
Forse è nell’augurio conclusivo dedicato a due giovani innamorati, Tonino e Graziella, che si cela quella “complessa tenerezza” che caratterizza sia il film che probabilmente la personalità stessa di Pasolini.
Così le parole finali “al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore” risuonano nella mente dello spettatore con lirismo che contrasta fortemente con le parole talvolta molto più istintive fornite da alcuni degli intervistati.
Se ancora non sei convinto a guardare questo film dai un’occhiata a questo bel pezzo di Giuseppe Porrovecchio per The Vision.
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