Imparare a rispettarsi. Oggi nella rubrica sportiva di Mattia Lasio “Chi la fa la legga” una riflessione sul rapporto tra ciclisti e automobilisti. Vivere serenamente la strada, qualunque sia il motivo per cui la si usa, è una semplice questione di rispetto reciproco tra gli utenti. Una questione fondamentale, visto che il bilancio dei ciclisti vittime di incidenti stradali è da bollettino di guerra.
Sapersi ascoltare per poi potersi confrontare con pacatezza ed educazione. Sapersi ascoltare per poter ascoltare le opinioni, le idee e le necessità di chi ci si trova davanti. Sapersi ascoltare e sapere ascoltare, nella vita come nello sport, per potersi rispettare reciprocamente.
La nobile disciplina sportiva del ciclismo è, oltre alla più popolare come sosteneva il celebre scrittore Pier Paolo Pasolini, anche la più rischiosa, la più pericolosa, la più esposta a rischi a causa dei quali si può perdere la vita.
Tale tematica, di grande importanza e – purtroppo – fin troppo attuale è stata affrontata venerdì 28 febbraio in occasione dell’ incontro ‘’La strada è di tutti a partire dal più fragile’’, condotto dal bravo giornalista cagliaritano Carlo Alberto Melis, cantore isolano del pedale classe 1968, firma di punta del quotidiano dell’Unione Sarda ovvero il più antico e diffuso quotidiano della Sardegna, fondato nel 1889. L’interessante iniziativa si è tenuta presso la sala dedicata a uno dei cronisti sardi più bravi di sempre, Giorgio Pisano.
Imparare a rispettarsi: la strada è di tutti
Le notizie e le pagine dei giornali parlano fin troppo chiaro: prendere la bicicletta, allenarsi, fare anche una semplice pedalata con amici e familiari è una sorta di roulette russa dettata dalla disattenzione degli automobilisti.
Automobilisti che, sempre più, vedono come degli ostacoli, dei nemici, delle figure sinistre i corridori non capendo di errare gravemente comportandosi in tale maniera.
Giovani, meno giovani, campioni – come dimostra pienamente il caso dell’aquila di Filottrano Michele Scarponi – e semplici appassionati si sono trovati loro malgrado ad essere tristi protagonisti di una fine ingiusta, ingloriosa e prematura.
Nel corso delle due piacevoli e proficue ore di incontro presso l’Unione Sarda, è intervenuto Marco Scarponi – fratello del compianto Michele – ideatore della Fondazione Michele Scarponi.
Marco Scarponi ha ricordato, dopo un iniziale video trasmesso e contenente al suo interno gli interventi di figure quali Marino Bartoletti, Alessandra De Stefano, Gianni Savio, Davide Cassani, Giuseppe Martinelli, suo fratello, la sua passione, la sua importanza per il movimento ciclistico nostrano ma – elemento ancor più importante – ha sottolineato quanto sia necessario poter circolare in totale sicurezza per le strade di ogni singolo luogo nel quale un individuo può trovarsi.
Basta poco, davvero poco affinché nulla di brutto accada: attenzione, rispetto reciproco e comprensione. Essere previdenti, alla guida in particolare, è un punto cardine di un buon cittadino, è un punto cardine dal quale non si può prescindere.
Andare nella scuole, parlare e confrontarsi con i ragazzi è un ottimo modo per rendere sempre più efficace la campagna di sensibilizzazione per quel che riguarda la sicurezza di coloro i quali sono soliti utilizzare la bicicletta per spostarsi.
La triste storia di Michele Scarponi
Michele Scarponi, scomparso il 22 aprile 2017, è la dimostrazione più illustre di quanto male possa arrecare la disattenzione e la noncuranza di chi tiene le mani su un volante.

Durante un allenamento, mentre era in piena fase di preparazione del Giro d’Italia, è rimasto coinvolto in un incidente, perdendo la vita travolto da un conducente di un furgone.
Le parole, in certi casi, sono meno utili di quanto si possa credere e, seppur selezionate con attenzione, non rendono giustizia a una persona buona e leale quale si è rivelata Michele Scarponi.
Non solamente un campione, di campioni ce ne sono tanti, tantissimi nella storia dello sport. Michele Scarponi era altruista, generoso, gentile e spiritoso. Michele Scarponi era umile, tutto fuorché serioso, disponibile a dialogare e a sorridere ai suoi tanti tifosi.
La sua perdita è doppiamente infelice perché si ha la consapevolezza di aver perso non semplicemente un asso del pedale ma anche un uomo genuino, onesto e innamorato della sua passione divenuta in seguito professione.
Michele Scarponi è stato un amico fedele per tanti, tra cui l’ex velocista sardo Alberto Loddo – sprinter di razza in grado di battere fuoriclasse quali Alessandro Petacchi – e il cavaliere dei Quattro Mori Fabio Aru.
Proprio Alberto Loddo, presente all’incontro in qualità di ospite d’onore, ha ricordato affettuosamente l’aquila di Filottrano, dispensando parole affettuose e di sincera stima nei confronti del vincitore della corsa rosa nel 2011.
Imparare a rispettarsi: uno scambio per vivere sereni (tutti)
Michele Scarponi è la punta dell’iceberg di quello che in molti vogliono far finta di non vedere ma è presente più che mai. Ogni essere umano ha il diritto di praticare le proprie passioni in piena tranquillità, in piena sicurezza, senza dover temere per la propria incolumità.
Troppi sono stati coloro i quali hanno dovuto abbandonare le loro mogli, le loro compagne, le loro famiglie. Troppi sono stati coloro i quali non hanno potuto vedere crescere e fiorire i figli che hanno messo al mondo. Troppi, davvero troppi per non gridare allo scandalo e alla più turpe delle ingiustizie.
Ogni rapporto dovrebbe sposare il principio del do ut des. Do affinché tu mia dia. Uno scambio reciproco di attenzione, di rispetto – elemento quasi assente ai giorni nostri – e di umanità.
Uno scambio che può garantire un netto miglioramento di una situazione che ha procurato solo ed esclusivamente dolore e una amarezza incancellabile.
Uno scambio che potrebbe, finalmente, ricordarci che essere umani, essere fragili, essere l’uno la spalla dell’altro non sono pecche ma preziose virtù da coltivare quotidianamente, con pazienza e dedizione. Uno scambio fondamentale per ricordarci che imparare a rispettarci gli uni con gli altri è un’arte da non sottovalutare e da apprendere prima che sia, davvero, troppo tardi.
Chi la fa la legga
Mattia Lasio, cagliaritano classe 1995, è un laureato in lettere moderne. Appassionato di sport col sogno di diventare giornalista. Attualmente scrive per la testata GP Report. Gestisce il blog sportivo di corse tappe e qualcos’altro e quello di attualità La consuetudine che aspetti. Cura per il blog di Run Polito la rubrica sportiva “Chi la fa la legga”