Siamo ormai alla vigilia della tanto agognata fase 2. Non un liberi tutti, certo, ma almeno un primo tentativo di ritorno alle nostre vite normali dopo il picco della pandemia da coronavirus in Italia.

Non vuole essere questa la sede di discussioni sull’efficacia dei provvedimenti, o per chiedersi se quella vaghezza che caratterizza i vari DCPM che si sono succeduti sia dovuta alla volontà di lasciare appositamente un minimo di arbitrio alle forze dell’ordine per “umanizzare” la normativa o semplicemente frutto di incapacità istituzionale.

Né vuole essere l’ennesimo vademecum su cosa si può fare e cosa no, e a maggior ragione non lo vuole essere ora che siamo tutti più consapevoli dei danni che la ridondanza e la sovraesposizione mediatica possono causare tra i cittadini.

Non sarà neanche la sede di considerazioni sulla marginalità di scuola e università in questa crisi. La prima lasciata completamente allo sbaraglio e senza mezzi, la seconda lasciata sola altresì allo sbaraglio ma con qualche mezzo in più che in certi casi ha fatto tirare avanti – a stento – la carretta.

Vuole essere il luogo per una considerazione sul ruolo ricoperto dalle donne nella gestione di questa crisi a livello dirigenziale che – per intenderci – è la cartina di tornasole di quel famoso gender gap su cui torniamo spesso.

Donne e task force governative

Partiamo da un semplice dato. Il comitato tecnico-scientifico “composto da esperti e qualificati rappresentanti degli enti e delle amministrazioni dello Stato che supportano il Capo del Dipartimento nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 (governo.it)” è composto da ben venti uomini. Su venti componenti totali, s’intende.

È una bizzarra coincidenza, si potrà dire, insolita in un paese dove quasi l’85% dei Direttori Generali delle Aziende Sanitarie è un uomo.

Una bizzarra coincidenza in un Paese dove il 60% dei prefetti è di genere maschile, e dove le donne manager sono il 18% del totale (seppure in aumento).

Certo, citare solo la task force di gestione dell’emergenza rappresenterebbe un dato parziale e fuorviante. Se teniamo conto di altre delle – innumerevoli – task force operative per gestire l’emergenza Covid e la fase 2 possiamo rilevare un aumento delle figure al femminile. Sono addirittura 4 su 19 nel gruppo di lavoro diretto da Vittorio Colao.

Non c’è dubbio che le persone che fanno parte delle task force siano selezionate e competenti per ciò che sono chiamate a fare. Ma la netta prevalenza numerica degli uomini è indice di come ancora nel nostro Paese sia molto più difficile per una donna raggiungere incarichi apicali.

Gender gap ai vertici: siamo ancora indietro

Non è bello parlare di quote rosa, non è bello dover condividere l’appello e la raccolta firme di Laura Boldrini per sollecitare il Governo a includere più donne in questi organismi, o l’idea di costruire un’altra task force (ma quanto ci piacciono le task force?) chiamata “Donne per un nuovo Rinascimento“.

Non è bello ma è necessario. E lo sarà fino a quando non troveremo perfettamente normale la presenza di donne nei ruoli apicali del mondo istituzionale e professionale. Quando, paradossalmente, trovare in uno di questi gruppi solo uomini sarà un evento tanto raro quanto scevro da considerazioni sul gender gap. Perché sarà normale avere donne manager, donne prefetto e donne Direttori Generali di Aziende Sanitarie.

Sarà necessario fino a quando le donne non avranno lo stesso trattamento economico degli uomini a parità di mansione, e fino a quando alle donne non si smetterà di richiedere di sopportare un carico superiore rispetto a quello degli uomini. Un carico che prevede il rispetto di canoni estetici e l’adesione ad alcuni principi pseudo-morali. Come in Giappone, dove le impiegate sono tenute a lavorare senza occhiali e in tacchi alti. O in Italia, dove la cosa più intelligente che una nota trasmissione televisiva pensa di fare è prendere in giro una giornalista per il suo aspetto fisico. Ma questa, è un’altra storia.

Buona fase 2. E mi raccomando, tutti a correre che fa bene. Da soli.

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Immagine in evidenza: Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

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