Il talento in ambito sportivo corrisponde alla ispirazione in ambito artistico: è una questione di attitudine, una questione di alchimia tra corpo e mente, un insieme di fattori e circostanze che predispongono un individuo a realizzare un qualcosa di differente e migliore rispetto agli altri individui con i quali si trova a confrontarsi. Luisa Marci, nata il 15 novembre 1954, è stata una delle esponenti principali della storia del mezzofondo sardo, anch’essa facente parte di quella nidiata di talenti che tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta resero grande e nota l’atletica isolana.

«Ho iniziato a correre da piccolissima, sin da bambina – comincia Luisa Marci, raggiunta telefonicamente – insieme alle mie coetanee residenti nei pressi della mia abitazione. Ero ‘’l’incubo’’ di coloro che frequentavo abitudinariamente poiché, a differenza dei canonici giochi che si è soliti fare nell’infanzia, proponevo sempre la corsa e tutto ciò che ad essa sta attorno. In maniera spontanea e genuina è nata la mia passione verso questa disciplina, per poi trovare una specifica concretizzazione all’inizio delle scuole superiori grazie alla mia insegnante di educazione fisica che notò in me, durante le partite di pallacanestro che eravamo soliti fare durante le ore dedicate alle attività motorie, una spiccata abilità per la corsa e nello specifico per la resistenza. Mi diressi, allora, verso il Campo Coni dove incontrai Pompilio Bargone, storico volto del Cus Cagliari, il quale fu il mio primo tecnico che mi seguì per gli iniziali dieci anni della mia carriera».

Luisa Marci (gianlucazuddas.com)

«La mia stagione d’esordio fu quella del 1970 – continua nel suo racconto Luisa Marci – e si rivelò indubbiamente un exordium felice e speciale: conquistai inaspettatamente, in uno splendido scenario innevato, i campionati italiani di corsa campestre nella categoria allieve e nel settembre del 1970 realizzai quello che allora era il record italiano di categoria sulla distanza dei 1000m, durante l’intervallo di una partita di Coppa dei Campioni del Cagliari di Luigi Riva e del ‘’filosofo’’ Manlio Scopigno presso lo Stadio Amsicora. Ricordo fu una gara corsa ‘’tutta di testa’’, tiratissima e con una partenza decisamente forte e generosa, generosità che mi ritrovavo a pagare negli ultimi 200m di gara. Dopo dieci anni di permanenza con Pompilio Bargone sono passata sotto l’attento occhio di Aldo Medea, ottimo atleta e uno tra i tecnici più preparati in Sardegna per ciò che concerne il settore del mezzofondo. Con Aldo ho ottenuto tutti i miei primati e le migliori prestazioni della mia carriera sportiva: 4’’24 nei 1500m, 2’’09 sugli 800m, scesi abbondantemente sotto i 9’’40 sui 3000m. Allenarmi con Aldo Medea e con due amiche/rivali del calibro di Marina Loddo e Jose Dentoni – con le quali ho condiviso bellissimi momenti dentro alle piste e al di fuori di esse – per la sottoscritta è stato fondamentale, non solamente dal punto di vista atletico bensì anche per ciò che concerto l’aspetto psicologico. E’ stato un periodo estremamente proficuo, durante il quale ho avuto nuovi stimoli e mi sono posta nuovi traguardi poi raggiunti con impegno, perseveranza e sacrificio, punti cardine dell’atletica leggera senza i quali non vi è alcuna possibilità di compiere un determinato salto di qualità. Nel corso della mia carriera, durante la quale ho militato in squadre di assoluto spessore come il Cus Cagliari, l’Ucla Cagliari e la Fiat Sud Formia, ho racimolato tantissimi bei ricordi che mi porto dentro ancora oggi con letizia: penso, ad esempio, alla convocazione al Cross delle Nazioni quando militavo nella categoria delle juniores. Gareggiai con gli atleti del settore assoluto, piazzandomi al quarantanovesimo posto, giungendo seconda tra le atlete della nazionale italiana. Fu, indubbiamente, una bellissima soddisfazione. Altro momento importante, sia dal punto di vista sportivo che umano, fu la mia conoscenza con la campionessa olimpica Sara Simeoni, che conobbi in occasione di un incontro tra l’Italia e la Francia – venni convocata per coprire la distanza dei 1500m – e con cui sono legata da un rapporto di sincera e profonda amicizia ancora oggi. Un’altra figura alla quale sono stata molto legata e che per me ha rappresentato un fratello maggiore e un notevole punto di riferimento fu Edoardo Sanna, atleta di spicco del mezzofondo e fondo sardo, che mi prese sotto la sua ala protettrice dandomi una significativa mano nel corso degli allenamenti più difficili da gestire e da affrontare. Dal punto di vista tecnico, generalmente, ho sempre amato tipologie di sedute come il fartlek, le variazioni dove poter correre libera e priva dell’ansia cronometrica, che ‘’attanaglia’’ ogni atleta specie in determinati momenti».

Luisa Marci (gianlucazuddas.com)

«La corsa – termina Luisa Marci – è stata una importantissima e preziosa palestra di vita per la sottoscritta: mi ha donato degli insegnamenti che tuttora mi porto appresso e che si sono rivelati fondamentali per affrontare la quotidianità con tutti i suoi imprevisti. L’atto del correre mi ha insegnato a non demordere nonostante la sofferenza, nonostante la fatica, insomma nonostante tutto. Non gettare la spugna durante un duro allenamento o una complessa gara aiuta decisamente a non mollare nella realtà giornaliera. Questi valori sono stanti essenziali per me e insieme a mio marito Franco Marcello – ottimo, appassionato e competente tecnico di atletica leggera, allenatore di una punta della velocità sarda quale fu Nicola Asuni – abbiamo trasmesso ai nostri figli e agli alunni con i quali siamo entrati in contratto durante la nostra attività professionale di insegnamento. L’atletica è uno sport faticoso, duro, estremamente difficile, che non ha mai goduto della stessa visibilità e notorietà di altre attività di ‘’squadra’’ come ad esempio il gioco del calcio. Proprio per questi motivi non sempre si riesce a ‘’tenere in pista’’ i giovani che si mostrano interessati da altri settori, spesso anni luce distanti dalla atletica che, ultimamente, specie nel mezzofondo e nel fondo non se la passa benissimo sia a livello sardo che italiano. Ciò che manca oggi, rispetto a quando la sottoscritta era una atleta, sono dei fari, delle guide, dei punti di riferimento necessari per creare e portare avanti un movimento che potrebbe dare tanto se gestito in maniera coscienziosa e accurata»

Luisa Marci oggi (unionesarda.it)

L’esperienza di Luisa Marci è l’esperienza di una promessa annunciata: una promessa della atletica leggera sin da giovanissima, che ha poi visto una bellissima e importante concretizzazione nelle categorie assolute, dove è sicuramente più difficile tenere botta e restare ‘’in auge’’. Dove le sirene del doping attraggono troppo figure che poi prendono strade errate e non di certo proficue. Non può esservi lealtà e sport dove regna l’inganno, poiché proprio come sosteneva Sofocle – tra i principali e autorevoli tragediografi greci – ‘’piuttosto che vincere imbrogliando, risulta decisamente meglio fallire con onore’’. Onore che profuma di onestà, onestà necessaria nello sport come nella quotidianità per trarre da sé e dalle proprie sconfitte insegnamenti fondamentali per maturare e crescere passo dopo passo, con impegno e costanza in ciò che si fa e che appassiona.

Chi la fa la legga

Mattia Lasio, cagliaritano classe 1995, è un laureato in lettere moderne. Appassionato di sport col sogno di diventare giornalista. Attualmente collabora con l’Unione Sarda. Gestisce il blog sportivo di corse tappe e qualcos’altro e quello di attualità La consuetudine che aspetti. Cura per il blog di Run Polito la rubrica sportiva “Chi la fa la legga”

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Immagine in evidenza: Foto di Colombo/FIDAL

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