L’assassinio di Maria Paola Gaglione è l’ennesimo crimine d’odio. Nel nostro Paese non ci sono solo discriminazioni etniche o religiose ma la legge punisce solo queste. Il ddl Zan cerca di porre rimedio, ma la sua approvazione viene ostacolata da tanti. Troppi.

“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata”.

È quello che secondo i giornali avrebbe sostenuto davanti ai carabinieri Michele Antonio Gaglione, in cella con le accuse di omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata.Michele è stato arrestato dopo la morte della sorella Maria Paola, caduta da uno scooter dopo essere stata inseguita e speronata da parte di Michele stesso.

La colpa di Maria Paola secondo il fratello? La sua relazione con Ciro, un ragazzo transgender, impossibile da accettare per il fratello. Una relazione che ha scatenato la sua furia, prima inseguendo i due e poi scagliandosi contro il compagno della sorella, pestandolo mentre a pochi metri di distanza giaceva, già morta, Maria Paola.

“Infettata”. L’amore di Maria Paola per Ciro diventa una malattia agli occhi di Michele. Michele che, come ha spiegato il parroco locale don Maurizio Patriciello. “Non era preparato culturalmente a vivere questa relazione.” Parole terribili.

L’ignoranza e il “non essere pronti” non potranno mai giustificare un atto barbaro come un omicidio e la violenza, ma restano comunque indice di una mancanza culturale profondamente radicata nel nostro paese.

L’ennesimo “caso isolato”

Da simili atti di cronaca, così efferati, emerge una visione di società liberticida e maschilista, che nega le differenze fino ad annullarle con l’eliminazione fisica di chi è considerato diverso, al punto di superare anche il legame famigliare.

Dobbiamo andare oltre la retorica del caso isolato. Troppe volte nel nostro Paese aggressioni che chiaramente trasudano intolleranza – che siano xenofobe, omofobe, sessiste – vengono ridotte al caso di cronaca puntuale e ben delimitato in modo da permettere di continuare a raccontarsi che qui in Italia tutto vada bene. Che non ci sia un problema di razzismo, di sessismo o di omofobia.

No, non è così. Dobbiamo chiamare i problemi con il loro nome e impegnarci per risorverli. Una battaglia che passa dal nostro impegno di singoli nelle università, nelle scuole e nei luoghi di formazione così come da tutte le altre occasioni dove possiamo fare la differenza. Una battaglia che passa anche dal piano politico, giuridico e della tutela legale. Non possiamo più accettare personaggi pubblici e politici che ancora non prendono nettamente posizione pur di preservare il consenso tra alcune fasce dell’opinione pubblica.

Il ddl Zan: un primo passo

Se è vero che in questo paese c’è un enorme problema culturale, è anche vero che dobbiamo impegnarci attivamente perché vengano prese misure immediate per la sicurezza delle persone più esposte ai crimini d’odio.

Al momento l’Italia, grazie alla Legge Mancino del 1993, punisce i crimini fondati sull’odio religioso, di nazionalità e di etnia. Il ddl Zan vorrebbe aggiungere e punire allo stesso modo anche i crimini fondati sulla discriminazione relativa all’identità di genere e all’orientamento sessuale.

Il dibattito intorno a questo disegno di legge ha affrontato passaggi importanti in Aula durante l’esame e settembre sarà un mese importante per l’approvazione, ma Chiesa cattolica, pezzi di politica e amministrazioni locali si oppongono alla sua approvazione “in difesa della famiglia tradizionale”.

Le critiche della Chiesa

La Conferenza Episcopale Italiana il 10 giugno scorso emanava un comunicato dove accennava al rischio di “derive liberticide”. I vescovi se la prendono sopratutto contro i primi due articoli della legge. Questi due articoli modificano il codice penale all’articolo 604-bis e 6.4-ter.

L’articolo 604-bis punisce chi propaga idee fondate sull’odio e la superiorità razziale, religiose ed etnica. La proposta di legge Zan aggiunge qui il riferimento all’odio che deriva da discriminazioni su identità di genere e orientamento sessuale.

L’articolo 604-ter, invece, incrementa della metà le pene diverse dall’ergastolo “Per i reati […] commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso […].” Anche in questo caso il dl Zan aggiunge il riferimento alla discriminazione di genere.

La Chiesa è riuscita a far passare un emendamento a firma Enrico Costa (Forza Italia). Questo emendamento di fatto esenta i discorsi e le opinioni che non fanno riferimento esplicito alla violenza, snaturando in un certo senso il significato di questa legge. A rigor di cronaca, nonostante l’emendamento che edulcora la proposta di legge, Forza Italia voterà contro insieme a Lega e Fratelli d’Italia. Per fortuna con qualche eccezione nei singoli come Renata Polverini e Giusi Bartolozzi.

E c’è chi parla di “libertà di opinione”

Le storie che arrivano dal territorio sono sconcertanti. Non solo per gli episodi di violenza che avvengano in continuazione e che sembra abbiano gli onori della cronaca solo quando si concludono con un fatto di sangue o di particolare efferatezza, ma anche per le assurde crociate di alcuni comuni contro questa legge di civiltà.

A Potenza ad esempio, il consiglio comunale ha approvato un emendamento di Fratelli d’Italia che impegna sindaco e comune a contrastare il dl Zan. Il consigliere Michele Napoli ci ha tenuto a ribadire che “l’omosessualità è contro natura”. Sì, poi si è scusato, ma lo ha detto.

A Firenze, in piena estate, Sentinelle in Piedi in piazza con il coinvolgimento di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia per “difendere la libertà di opinione”

E ancora, una mozione presentata a settembre dalla Lega nel consiglio regionale dell’Umbria chiede alla regione di impegnarsi contro la proposta di legge Zan.

Per non parlare delle piazze social: come si poteva immaginare minacce di morte allo stesso Alessandro Zan.

La libertà di espressione è un valore fondante della nostra democrazia, ma è ben diversa dalla libertà di ferire e insultare le altre persone. Un concetto così semplice da sembrare banale ma che comunque sembra non andare ancora giù a una parte importante del nostro Paese ampiamente amplificata e sfruttata da parti di politica e da una certa informazione. Come non pensare a “Il Giornale” che subdolamente attacca il la proposta di legge perché “discrimina” la stessa comunità LGBT?

La legge potrà anche passare, e sarà un passaggio fondamentale, ma la strada da percorrere per superare le discriminazioni è ancora lunga.

Per approfondire:

Il testo del ddl Zan

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Immagine in evidenza: Foto di -Photos da Pixaba

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