‘’Tristezza e gioia sono emozioni della stessa natura’’. Tali parole sono presenti nel capolavoro dello scrittore sardo Emilio Lussu intitolato Un anno sull’altipiano, fedele rappresentazione e fotografia di quella che fu la Prima guerra mondiale. Tali parole non possono non prestarsi anche all’attualità e a vari suoi settori tra cui, immancabilmente, risalta lo sport. Specialmente uno sport quale l’atletica leggera, in cui le tristezze e le gioie sono frequenti e, in entrambi i casi, non facilissime da gestire. Alice Cocco è una delle figure che, sin dalla tenera età, coltiva la passione per la corsa riuscendo a distinguersi già da giovanissima tra le migliori interpreti del mezzofondo nazionale. Classe 1995, cresciuta in quel di Alà dei Sardi, comune di poco più di mille abitanti in provincia di Sassari reso noto dalla celebre gara campestre ideata dal Professor Baltolu e a cui hanno presto parte mezzofondisti di spicco a livello nazionale e internazionale, è stata più volte campionessa italiana, conquistando titoli di prestigio sia nel cross che su pista, oltre che rappresentante della nazionale italiana in manifestazioni di indubbio spessore quali i campionati europei. 2’17’’90 sugli 800m, 3’03’’3 sui 1000m, 4’29’’55 sui 1500m, 6’32’’87 nei 2000m (attuale record sardo della categoria cadette, realizzato in solitaria nel corso dei Campionati regionali di categoria nel settembre del 2010 presso il campo Coni della città di Cagliari), 9’48’’9 sui 3000m, 16’43’’08 sui 5000m, 35’25’’40 nei 10000m e 1h19’25’’ sulla mezza maratona. Tempi di gran valore che possono ulteriormente essere migliorati per potersi proiettare in una dimensione atletica ancora migliore di quella raggiunta sino a questo momento.

Alice Cocco, Campionati italiani di corsa campestre Nove/Marostica 2014 [foto fidalsardegna]

«Corro da sempre, addirittura sostiene scherzosamente mia madre sin da quando stavo nella sua pancia». Il tono di Alice Cocco è solare, vivace, carico di brio e di amore per ciò che fa da giovanissima e che rappresenta la sua passione più grande. «La passione per l’atletica è un qualcosa di insito nella sottoscritta, si tratta di un qualcosa che presenta radici antiche e profonde sia dal punto di vista familiare che dal punto di vista logistico. Mio papà Antonello Cocco è stato un ottimo mezzofondista tra gli anni Ottanta e Novanta e, come è facile dedurre, proprio dalla parte paterna proviene il mio amore verso questo sport. Nel praticarlo ha contribuito inoltre, non certamente in maniera irrisoria, l’essere nata e cresciuta presso Alà dei Sardi, paese nel quale la tradizione podistica è profondamente radicata oltre che longeva grazie ad una figura cardine quale il Professor Baltolu, mio punto di riferimento per tanti anni nonché, per ciò che concerne l’aspetto umano, un vero e proprio secondo padre per la sottoscritta. Devo tanto al Professor Baltolu e non posso che ringraziarlo per la pazienza, l’affetto e la professionalità con cui mi ha seguito per tanti anni. Entrambi abbiamo un carattere molto forte e, talvolta, come è normale che sia ci siamo scontrati ma non è mai venuto meno il profondo legame e la stima reciproca che tuttora ci legano. Sono stati tanti i momenti importanti nella mia carriera sportiva sino ad ora, dalle prime competizioni a cui ho preso parte in Sardegna, sino ai campionati italiani, indimenticabile fu per me la mia prima vittoria ai tricolori in occasione dei campionati italiani di corsa campestre di Borgo Valsugana del 2012, i Giochi delle Isole e le esperienze in nazionale. Indubbiamente, si è rivelata una esperienza estremamente formativa per la mia crescita l’ingresso all’interno del Collage del Mezzofondo di Varese, di cui sono andata a fare parte dal settembre del 2015 sino al dicembre del 2018. Poco prima, esattamente dopo il conseguimento del diploma, presi un anno di pausa nel quale mi concentrai esclusivamente sull’atletica – seguita da mio papà Antonello Cocco – riuscendo a centrare la qualificazione agli europei di corsa campestre, per me l’obbiettivo principale della stagione del 2014».

FIDAL - Federazione Italiana Di Atletica Leggera
Alice Cocco ai Campionati europei di corsa campestre, Samokov 2014 [foto fidal.it]

«La corsa campestre – prosegue Alice Cocco – è la dimensione atletica che senza ombra di dubbio preferisco. Si tratta della espressione della corsa nella quale sono riuscita ad esprimermi al meglio, nella quale posso muovermi in totale libertà senza dover fare i conti con il cronometro, faccenda ardua per ogni individuo che pratica uno sport non facile come l’atletica. Uno sport che comporta tanti sacrifici giornalmente, soprattutto quando non si ha l’opportunità di praticarlo professionalmente e a tempo pieno. Una solida tempra morale, accompagnata da una doverosa cocciutaggine per porsi sempre nuovi traguardi, è assolutamente necessaria per praticare la corsa e per superare le difficoltà. Per ciò che concerne la stagione del 2020, una stagione anomala ed estremamente ridotta a causa delle pandemia del Corona Virus, sarà per la sottoscritta un anno di costruzione, di chilometri messi sulle gambe, nel quale l’allenamento avrà la precedenza sulle competizioni anche se – decideremo strada facendo con il mio attuale tecnico originario di Padova  Stefano Grosselle – potrei fare qualche gara per testare il mio motore verso il mese di settembre.  Ho ripreso a correre relativamente da poco, per ben dieci mesi sono stata ferma a causa di un fastidio al tibiale che mi ha fatto decisamente penare. Da maggio ho ricominciato gradualmente a correre, inserendo dei lavori di forza e lavorando pazientemente e con costanza sulla tecnica di corsa, mio punto debole come atleta. Negli anni il mio modo di allenarmi è mutato parecchio: in precedenza, infatti, facevo molti più chilometri tralasciando altri aspetti cruciali e necessari per l’evoluzione di una atleta. Ho diminuito il chilometraggio e le sedute di allenamento: attualmente corro sei volte alla settimana, le sedute di ripetute e lavori specifici sono due settimanalmente e ho inserito dei lavori di fartlek, fondamentali ed estremamente utili per dare maggiore brillantezza al ritmo della propria corsa. Nell’immediato avvenire mi dedicherò sulle distanze più brevi del mezzofondo in modo tale da velocizzarmi e in modo tale da realizzare i miei primati personali a partire dai 1500m. Di volta in volta allungherò fino alla mezza maratona, competizione nella quale mi sono trovata a mio agio e nella quale ho realizzato un ottimo tempo quasi inaspettatamente. Tali tipologie di gare sono molto particolari, è necessario trovare la compagnia giusta per correre su ritmi forti e in grado di garantire importanti riscontri cronometrici».

Alice Cocco ai Campionati europei di corsa campestre, Chia 2016 [foto fidal.it]

«La caparbietà – termina Alice Cocco – e la sopportazione del dolore sono due virtù fondamentali nella corsa, senza le quali non sarebbe possibile non solamente affrontare gli allenamenti ma anche tutto ciò che l’atletica comporta e di cui chi è dentro questo settore è bene a conoscenza. L’atletica per me è vita, crescita personale che mi accompagna da quando ero appena una bambina. Dovessi trovare un termine specifico per definire ciò che rappresenta per me l’atletica adopererei indubbiamente il vocabolo resilienza.  Resilienza poiché la corsa, la sua pratica quotidiana da oltre dieci anni, mi ha insegnato a conoscermi meglio, mi ha insegnato a rapportarmi con maggiore maturità nei confronti degli altri, mi ha insegnato a stringere in denti, facendomi comprendere l’importanza del resistere nonostante i tanti momenti difficili che possono, ahimè, capitare nella esistenza di qualsiasi persona».

Tenacia, caparbietà, maturità, resilienza: doti e, specie di questi tempi, virtù rare da trovare. Virtù presenti in una giovane ragazza che dalle distanze più veloci del mezzofondo, e in un futuro prossimo anche in una eventuale maratona, ha tanto da dare per raggiungere quegli obbiettivi che rappresentano, insieme alla passione che sta alla base di tutto, la spinta per ogni sportivo a migliorarsi e ad elevarsi, sia dal punto di vista cronometrico che umano, facce differenti di una stessa medaglia più importante e preziosa di qualsiasi metallo in circolazione.

Chi la fa la legga

Mattia Lasio, cagliaritano classe 1995, è un laureato in lettere moderne. Appassionato di sport col sogno di diventare giornalista. Attualmente collabora con l’Unione Sarda. Gestisce il blog sportivo di corse tappe e qualcos’altro e quello di attualità La consuetudine che aspetti. Cura per il blog di Run Polito la rubrica sportiva “Chi la fa la legga”

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Immagine in evidenza: Foto di Colombo/FIDAL

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